lunedì 10 maggio 2010

Vacanza nella splendida Firenze

        FIRENZE 
A me piacerebbe tantissimo andare in vacanza a Firenze!!! Infatti sono molte le attrattività di questa città stupenda!! Anche se non la ho mai vista ne ho sentiti parlare benissimo. Inoltre essendo io un tifoso dell'hellas verona sarebbe meraviglioso ma soprattutto giusto andare nella città dei nstri amici viola perchè noi ( cioè i tifosi del verona) siamo gemellati(amicizia tra tifoserie) con i tifosi della fiorentina!!!
Le attrattività princiapli sono: il meraviglioso Duomo, il Ponte vecchio, il stupendo fiume Arno,il palazzo Vecchio, il palazzo Pitti, la basilica di San Lorenzo,il campanile di Giotto, le cappelle medicee di Michelangelo e palazzo Corsini. La galleria degli uffuzi che fa di Firenze una delle città più belle d'Italia.
Io da tifoso delle'hellas andrei a vedere anche lo stadio "Artemio Franchi".


 
vacanze a Firenze



Visualizzazione ingrandita della mappa

venerdì 30 aprile 2010


STORIA DELLE BRIGATE GIALLOBLù
                                               
Nate in un epoca di grandi sconvolgimenti della società italiana, nei deprecabili anni di piombo, le Brigate Gialloblù con le loro canzoni e le loro bandiere sono riuscite ad aggregare al campanile, rappresentato dall'Hellas Verona, migliaia di giovani molti dei quali per spirito di gruppo e sotto le insegne gialloblù, hanno trovato le motivazioni e la forza per migliorarsi e trasgredire. Sul finire degli anni '60 c'era un gruppo che si chiamava Club Fedelissimi 4. Dal Club Fedelissimi 4 alle Brigate Gialloblù il passo fu breve. Il nome Brigate aveva un richiamo politico (c'è chi le associa alle Brigate Nere di Mussolini...). Un gruppo da sempre precursore, imitato da una grossa fetta del panorama ultrà italiano. Il battesimo porta la data del 30 novembre 1971 sotto la dicitura di Brigate Gialloblù Verona Calcio Club. Nel '72 è confezionata la prima bandiera con la dicitura del gruppo. E' tempo anche delle prime amicizie con granata (Torino) e Doriani invitati in curva in segno di amicizia. Il 3 ottobre 1976 il primo episodio di turbolenza e dal quale nascerà una delle rivalità più sentite delle BG, quella con i bolognesi. Gli ultras rossoblù per un'incredibile leggerezza sono fatti passare sotto dal cancello laterale della curva. Verona-Bologna è una delle rivalità più calde: "neri" contro "rossi" (anche se i bolognesi non sono più "rossi" come una volta!).
Nel 1976 lo striscione Brigate è appeso in una "side" del temutissimo "SHED", lo stadio del Chelsea, scaturendo un intesa con gli ultras scaligeri (in curva sud appare per la prima volta una bandiera con la "Union Jack", bandiera mai apparsa in uno stadio italiano fino ad allora!). Compaiono le prime sciarpe a listarelle gialloblù e i primi striscioni in inglese (The Deadly Sinner Club e Hellas Army). Il 1977 è l'anno nero per gli scontri con juventini, milanisti, bolognesi. In quegli anni le Brigate decisero di abbandonare il vecchio striscione per uno nuovo (la scala a tre pioli come simbolo sormontante la data di nascita, 1971) e per la prima volta è usata la tela cerata. Già nei primissimi anni '80 le Brigate manifestano i modi irriverenti e sprezzanti, una tendenza apertamente politica (non subito di destra, perchè nel primo nucleo c'erano anche rude-boys e militanti di sinistra). Nell'82/83 si registra la prima contestazione contro un giocatore di colore accolto con un lancio di banane, si tratta di Uribe (anni dopo ci sarà il caso Ferrer).
Le Brigate crescono insieme a tutta la tifoseria scaligera, che diventa la più emulata, e una delle più temute e considerate. Scontri epicali quelli con i Fighters della Juventus. La particolarità delle BG è stata quella di farsi conoscere e farsi un nome senza essere trascinati dal successo dell'Hellas.
I brigatisti hanno sempre messo davanti il gruppo alla squadra, e questo è stato un altro elemento del "culto" per questo gruppo. Nel 1979 il Verona retrocede in B, ma questo non deprime la tifoseria. Sono gli anni dei furiosi derby con il Vicenza. Il 1981 è un'altro anno tormentato: si gioca Verona-Milan, due tifoserie divise da un'acerrima rivalità e che anche in B non ha perduto smalto e temperamento. Nell'82/83 il Verona torna in A e nasce un'altra grande rivalità, quella con i napoletani. Riaffiora la rivalità con la Juventus, le Brigate espongono lo striscione "Gruppo AntiJuve", mentre i Fighters lanciano sacchi di immondizia sulla curva Maratona. Un sottogruppo nato nell'84, l'ASU (Associazione Stalle Umane), gruppo di ragazzi volutamente sporchi, scarponi o ciabatte, uso smodato di alcool, fiaschi di vino e birra, una falange dedita a scorribande ed atteggiamenti animaleschi. Poi c'era il Gruppo Onti Golosine e Tartan Army, creato in onore di Joe Jordan. Accanto allo stile "ASU", prende piede quello casuals, infatuati dagli Headhunters del Chelsea (realizzarono il biglietto da visita:Complimenti, hai appena conosciuto le Brigate Gialloblu). Tra i tanti nomi di invenzione scaligera ricordiamo Vecchia Guardia (1982), Gioventù Scaligera (1983), Inferno Gialloblù (ex-Boys, della bassa veronese) e Verona Front. Poi ci sono gli Hellas Alcool (1981), Rude Boys (dell'ala sinistroide della curva), Vitelloni a Provos, Marines e Hass. Nel 1986 si festeggiano i 15 anni del gruppo e si intensificano le "uscite politiche" del gruppo.
La curva scaligera finisce sui giornali più per le croci uncinate, i "bu" ai calciatori di colore e per gli striscioni vomitevoli ai napoletani, che non per il tifo originale. Un gemellaggio insolito fu quello con i leccesi, per una tifoseria accusata di essere la più razzista d'Italia. Sul finire degli anni '80 gli ultimi bagliori di un "mito" ultras che si è fatto conoscere in Italia ed in Europa. Aumentano gli episodi di violenza (Pisa, Udine, Roma, Bergamo...), ed è in atto un ricambio generazionale, ma non traumatico e repentino come in altre curve. Nel '91 le BG si sciolgono e quella dopo è tutta un'altra storia! Le BRIGATE GIALLOBLù sono state considerate dalla polizia "fuori legge"


Hellas e Fiorentina: gemellaggio per sempre!




STORIA DEL COLLETIVO AUTONOMO VIOLA


Hell/=\s e Fiorentin/=\: gemell/=\ggio per sempre!

Nella primavera del 1978, durante una riunione degli ULTRAS VIOLA, alcuni soci espressero insoddisfazione per come il consiglio amministrava il club. I motivi, più che nei risultati, andavano ricercati nel modo in cui il consiglio tendeva un po’ ad escludere gli altri. Il passo è breve, pochi giorni dopo, non senza averne discusso, un gruppo di ragazzi decise di uscire dagli “ULTRAS” per andare a fondare un altro gruppo: il COLLETTIVO AUTONOMO VIOLA. Insieme a questi ragazzi, nel nuovo gruppo confluirono anche altri da altri gruppi della curva. Come sempre succede, all’inizio le cose non furono facili, il gruppo voleva posizionarsi in Curva Ferrovia per tifare...ma soprattutto per affrontare le altre tifoserie, invece, accettando i consigli degli altri club, si posizionò in fondo alla Fiesole. Il nome AUTONOMO deriva dal fatto che il Collettivo non era iscritto al Coordinamento dei club e questo “status” penalizzava non poco in quegli anni. Nella trasferta di Verona venne esposto, per la prima volta, lo striscione del Collettivo Autonomo Viola con l’aggiunta di “Curva Fiesole”, un giglio e un leone che fa la linguaccia (primo simbolo del club), uno striscione bello e lunghissimo.
Per l’atteggiamento di sfida e il modo di comportarsi con gli altri club, i problemi non tardarono ad arrivare, il club venne emarginato e furono frequenti le discussioni con gli “ULTRAS”, che qualche volta, finirono in violente scazzottate. A queste difficoltà iniziali se ne aggiunsero altre come quelle della sede, della cassa e di una posizione più centrale per lo striscione. Lo striscione del Collettivo, infatti, in questi anni cambiò diverse posizioni prima di trovarne una stabile; cosi anche per il ritrovo che, per un breve periodo, venne ospitato nella sede del 7Bello. Vennero anche stampate le prime sciarpe del club (ancora lontane dall’avere l’indiano come simbolo). I contrasti con gli altri club che caratterizzarono le primissime fasi della vita del Collettivo, si fanno più tenui grazie anche alla stima che piano piano il gruppo si guadagna nell’ambito della curva. Il “Collettivo”, infatti, venne coinvolto in decisioni importanti come quella del gemellaggio che i Boys S.A.N dell’Inter, vennero a chiedere nel ’79. Si trova anche una collocazione stabile al centro della curva accanto a gli ULTRAS. Con l’avvento dei Pontello alla guida della Fiorentina, dopo anni di grigiore, nella stagione 81/2 finalmente la squadra torna ad essere competitiva e in grado di lottare per qualcosa di importante, l’euforia è grande, il club, cresce e si distingue per le fumogenate massicce con cui colora sempre il suo pezzo di curva. Comincia a farsi importante la presenza in trasferta del “Collettivo” (come quella di Roma). In molte partite fuori casa si registrano scontri con le altre tifoserie tra le quali Cesena, Ascoli, Torino (Juve) e Cagliari dove sfuma il sogno tricolore della Fiorentina. I due anni seguenti alla grande delusione, si rivelano totalmente diversi da come ci si poteva immaginare alla vigilia, la squadra è deludente e la curva perde il gruppo leader degli “ULTRAS” in seguito agli incidenti di Fiorentina-Roma dell’83. Sempre in quell’anno si registrarono scontri rilevanti anche nelle partite con il Genoa e il Pisa oltre che nelle “classiche”. Nel momento in cui la curva perde la sua leadership e si viene a creare una sorta di vuoto di potere, il “Collettivo”, che per importanza era già il secondo gruppo della curva, comincia a consacrarsi sempre di più come gruppo leader. Il club, nel frattempo, continua la sua crescita e raccoglie sempre più ragazzi sotto la propria ala, tra questi anche i ragazzi di Campi Bisenzio che formano un nuovo gruppo destinato a far parlare molto di se: l’ALCOOL CAMPI.
Questo gruppo ha uno striscione e del materiale autonomo rispetto al “Collettivo”, ma, si appoggia totalmente e lo sostiene in pieno, per quanto riguarda le questioni organizzative. L’ALCOOL CAMPI rappresenta un gruppo “sui generis”, sia per la Curva Fiesole, sia per quegli anni in generale, non numerosissimo ma compatto è l’ala estrema della curva. I contrasti all’interno della “Fiesole” non mancarono specialmente con un gruppo nato da poco: i “Giovani della Fiesole”, ma la loro vita è molto breve infatti vengono malamente spodestati. A questo punto il Collettivo si stabilisce nel cuore della curva, assumendo in tutto e per tutto la funzione di gruppo guida. Oltre che per questo motivo, quegli anni sono importanti per il Collettivo, perché entra nel club un gruppo di ragazzi dell’Isolotto, che, con il loro carisma e le loro “gesta”, lasceranno una traccia indelebile nella storia del club e della “Curva Fiesole”. Proprio all’Isolotto viene stabilita la nuova sede al vecchio “Bar dei Pini” (che poi diventerà quella storica), da dove, tutt’ora, parte il pullman del “Collettivo” per le trasferte. Il club cresce sempre di più e cominciano a nascere e proliferare le sezioni, vere e proprie appendici vive e pulsanti decentrate da Firenze, tra le più importanti senza dubbio vi sono quella del Valdarno, Quinto e di Pistoia. Da segnalare in questo periodo, la grande coreografia organizzata per il rientro in campo di Antognoni (dopo il secondo grave infortunio che ha segnato la sua carriera). Durante Fiorentina-Bari la” Fiesole” si colora di viola con delle grandi strisce verticali. Tra le trasferte da ricordare troviamo quella di Cesena: dove si registrarono gravi incidenti, quella di Milano: dove ci imponiamo 0-2 sul Milan. Quella di Milano si conferma sempre di più una trasferta particolarmente “sentita” dalla nostra curva. In questo periodo oltre alla cessione di Nicola Berti (allora idolo della curva), avviene anche la cessione della nostra bandiera: Giancarlo Antognoni. Tutto questo accentuerà ancora di più la frattura insanabile che si era creata tra i Pontello e Firenze. Tra i tanti aspetti della vita del Collettivo, in questo periodo c’è anche quello del rapporto con Roberto Baggio, grande speranza per una tifoseria in grave crisi d’astinenza di vittorie. Baggio per tutti è l’erede designato di Antonio nel cuore dei tifosi, per alcuni ragazzi del Collettivo era più che un giocatore della Fiorentina, era un amico, dato che gran parte del tempo libero lo passavano insieme. La squadra nella stagione 88/9 torna ad essere competitiva e a regalarci qualche soddisfazione in più, si qualifica per un posto in Coppa UEFA ed esprime un bel gioco.

Questa stagione, se da un lato segna un bel periodo per il nostro tifo con una grande annata su tutti i campi (e fuori...), dall’altro assesta un duro colpo alla curva con la chiusura dell’ALCOOL CAMPI in seguito al lancio di una bottiglia molotov contro un treno di tifosi bolognesi. La stagione successiva viene caratterizzata dal rifacimento dello stadio in vista dei mondiali del ’90 che ci costringerà a giocare gran parte della stagione a Perugia e da una indimenticabile partecipazione alla coppa UEFA, persa in finale contro la Juve. Questo ci porta a fare le prime esperienze europee, tra tutte le trasferte di Madrid, Kiev, Sochaux e Auxerre. Sul fronte del campionato, invece, ci salviamo all’ultima giornata. La contestazione nei confronti del Conte Pontello dura per tutto l’arco della stagione (memorabile la manifestazione per le vie cittadine e, prima volta, la diserzione in massa della “Curva Fiesole” durante Fiorentina-Napoli). La cessione di Baggio alla Juve culmina con una rivolta di piazza che sconvolge Firenze. La Nazionale in ritiro a Coverciano viene letteralmente assediata e ben presto abbandona il ritiro fiorentino. La situazione porta alla cessione della società da parte dei Pontello, comincia l’era Cecchi Gori. Dopo quello che avevamo provato con i Pontello, Cecchi Gori fu accolto trionfalmente, la contestazione e la rabbia lasciò il posto all’entusiasmo. In questi anni il club si distinse per la creazione di alcune tra le più belle coreografie del nostro tifo e dell’intero panorama ultras. Su tutte, la coreografia dei monumenti in occasione di Fiorentina-Juventus 90/1 (il giorno del ritorno di Baggio a Firenze).
Lo stadio si colora tutto di viola e dalla curva Fiesole emerge il profilo dei monumenti di Firenze, frutto di un lavoro faraonico e calcolato al centimetro per una perfetta riuscita, l’idea sarà lo spunto per coreografie simili in Italia e in Europa. A dispetto delle prestazioni della Fiorentina, il club continua a crescere, anche se non mancano le difficoltà e i guai con la giustizia. Infatti anche in queste stagioni si registrano molti scontri, come quelli con Juve, Milan e Roma che avranno pesanti strascichi giudiziari. Nello stesso periodo, dopo qualche anno di gelo, finisce definitivamente e con l’aggiunta di un episodio infamante, che non rende certo onore a questa tifoseria il gemellaggio con la Sampdoria.La stagione 92/3 è la più anomala in assoluto e anche la più amara, la squadra dopo una prima parte esaltante conclude il campionato con un’incredibile retrocessione in Serie B. Risultati rocamboleschi (lo Stadio Olimpico che festeggia l’Udinese...) e arbitraggi sospetti fanno pensare ad una vera e propria punizione nei confronti della società ma soprattutto dei tifosi. Infatti lo strappo nei confronti della Federazione, apertosi qualche anno prima, si è notevolmente allargato in occasione della partita amichevole ITALIA-MESSICO giocata a Firenze, dove la Curva Fiesole fischiò la nazionale. Ovviamente non tutta la colpa della retrocessione può essere imputata agli “altri”, anche i nostri professionisti si comportarono in modo indegno, Molte trasferte a fine campionato si trasformarono in veri e propri esodi per tentare il tutto per tutto, ma non ci fu niente da fare si finisce in Serie B. In questo periodo i ragazzi all’interno del club di Scandicci, pur rimanendo al “Collettivo”, cominciano ad identificarsi nel “Marasma” esponendo in seguito anche lo striscione. La Serie “B”, a noi tifosi sconosciuta, ci fa conoscere campi come Palermo, Acireale, Andria, Ravenna ecc...(pensavamo veramente di aver toccato il fondo) ma anche in quelle occasioni il gruppo dimostrò tutto il proprio valore, presenziando a testa alta ogni trasferta. Non mancarono incidenti neanche in questa stagione, specialmente nella gara di Pisa, quando la gara viene addirittura sospesa.
Non mancarono neanche contatti con “nostre vecchie conoscenze” come i gobbi, che si presentarono a Monza armati di tutto punto per tenderci un agguato, ma anche in quell’occasione non riuscirono a fare granchè. Finisce il campionato, ma nessuno festeggia, solo un gigantesco striscione viene esposto SERIE B: BRUTTE PARTITE STADIO PIENO, GRAZIE FIRENZE. Il ritorno nella massima serie ci regala una stagione veramente intensa sotto tutti i punti di vista. Il club dopo le esperienze maturate negli anni arricchite e forgiate dall’esperienza raccolta nelle ultime travagliate stagioni, si presenta all’appuntamento in grande spolvero, una bella curva e trasferte degne di nota.Cresce sempre di più anche la voglia di misurarsi con le altre tifoserie e le occasioni non mancano come a Torino e Brescia, dove si sfida la tifoseria di casa sul proprio terreno, ambedue le volte a testa alta. Per quanto riguarda quella mattina a Brescia si ricorda come una delle più belle e leali scazzottate che il Collettivo abbia mai fatto, degna da tutte e due le parti della vera mentalità ultrà, che, oltre la logica rivalità esistente tra le nostre tifoserie, ha fatto crescere il rispetto reciproco già esistente. A Torino, in una situazione analoga, con un avversario differente e mille volte più infame, vengono accoltellati due ragazzi di Firenze. Questo tema sarà drammaticamente riproposto dopo la morte di un tifoso genoano, che porta il movimento, dopo il primo storico raduno genovese, ad una riflessione generalizzata. Scontri si registrano anche in altre partite e in occasione della trasferta di Foggia, il nostro pullman, in sosta all’Autogrill di Montepulciano, si imbatte in 3 pullman di romanisti, risultato il nostro pullman viene condotto in questura mentre i romanisti sono liberi di andare...il pullman viene tutto “daspato”. La stagione 95/6 ci regala un buon piazzamento ma soprattutto la conquista della Coppa Italia con la storica e agitatissima finale di Bergamo. Durante la stagione, la curva si veste a festa per Batistuta dedicandogli una statua e una coreografia con i colori dell’Argentina, Firenze ha ritrovato un idolo da osannare, non accadeva dai tempi di Baggio. La conquista della Coppa Italia ci apre le porte della Coppa delle Coppe che, con una lunga e avvincente cavalcata attraverso l’Europa (memorabili le trasferte di Bistrita, Lisbona) ci porta alla semifinale con il Barcellona, dove 5000 fiorentini in Catalogna, fanno veramente venire i brividi. La grande illusione dura fino alla gara di ritorno, quando veniamo eliminati. Purtroppo, questa stagione per il club è importante anche per la crisi che si venne a creare al suo interno; la generazione cresciuta all’interno del club all’ombra dei vecchi, memore delle imprese degli anni passati, freme e si propone con forza per la leadership del gruppo. I vecchi si decentrano un po’ dal club lasciando campo libero a questa generazione. La nuova leadership cerca di rilanciare la ”vecchia politica” riorganizzando le trasferte in massa con treni e pullman. Dopo un primo periodo dove le difficoltà non mancarono le cose sembravano andare per il verso giusto, fino a quando, prima della partita Fiorentina-Juventus, il pullman della squadra bianconera venne fatto bersaglio di una sassaiola . Il giorno dopo scatta una vera e propria retata che porta al fermo di molte persone. Il Collettivo, nel suo direttivo, è praticamente decapitato, si parla di chiudere il club. Proprio quando il club è sull’orlo del baratro, tornano in prima fila i “vecchi”, capitanati dal Leader di sempre: Passarella. Le polemiche e i vecchi rancori non mancano, la generazione dei giovani che tanto coraggio e valore aveva dimostrato esce sconfitta, soprattutto sul piano organizzativo. Pochissimi ragazzi di questi rimangono nel club, alcuni abbandonano per scelta altri costretti da “daspo” e denunce. Con questa situazione, le file del club assottigliarono drasticamente, il club fece, comunque fronte a tutti i suoi impegni, mantenne la leadership della curva e in cosi esiguo numero riusci addirittura a rafforzarla. Le difficoltà continuarono per le due stagioni successive in modo marcato, poi piano piano, la situazione cominciò a normalizzarsi.
Con le stagioni di Trapattoni e la partecipazione alla Champion’s League di cui ricordiamo le memorabili trasferte di Londra e Manchester ritorna l’entusiasmo. Nel periodo successivo, altri ragazzi, che poi si inseriranno nel nucleo portante del club, vennero al “Collettivo”, uscendo da altri gruppi della curva, comincia un’altra vera e propria rinascita. Al termine di questa stagione ha inizio la grande svendita, preludio dell’anno più amaro della nostra storia.Cecchi Gori cede Batigoal e comincia la contestazione che si protrarrà per ben 2 anni, le acque sembrano calmarsi un po’ con la conquista della Coppa Italia, ma subito dopo con la cessione di Rui Costa e Toldo riprende come e più di prima. Non vengono appesi più gli striscioni dei club, ma solamente uno con scritto CECCHI GORI VATTENE , due anni di manifestazioni (l’ultima, una fiaccolata notturna, coinvolge circa 30.000 persone!), due anni di bugie, illusioni e una retrocessione. La contestazione fù stata una scelta difficile, osteggiata dagli altri tifosi fino a che l’irreparabile non è stato sotto gli occhi di tutti, il “Collettivo” sostenne la sua posizione dal primo momento sino all’ultimo. Tutto questo senza dimenticarci che, anche questa volta, oltre alle colpe assolute di Cecchi Gori, i “professionisti” che scesero in campo ebbero un ruolo determinante. Si finisce in B ma l’umiliazione più grande, quella veramente incredibile deve ancora arrivare. Dopo molti rinvii, la nostra Fiorentina non riesce ad iscriversi al campionato per i debiti accumulati e di fatto è fallita.Questa rappresenta una vera e propria umiliazione, che né la tifoseria, né la città meritavano. Davanti a questa situazione, molte tifoserie, oltre a quelle amiche, ci hanno dimostrato tutto il loro rincrescimento sincero per quello che ci stava succedendo e ancora una volta, abbiamo distinto chi veramente merita il nostro rispetto e chi no. Tifoserie come bresciani e milanisti e altre, ci hanno dimostrato tutta la loro solidarietà, mentre altri hanno esultato ricoprendosi ancora di più di ridicolo, confezionando anche striscioni per l’occasione. Il Sindaco con l’Assessore allo Sport, costituirono, in fretta e furia, una nuova società, per tentare il tutto per tutto. Venne adottato il nome provvisorio di “Florentia Viola” e ci venne accordata l’iscrizione alla Serie C2. L’entusiasmo si riaccese subito, la società viene rilevata da Diego Della Valle e dal nulla, la prima partita ci vide opposti al Pisa per la Coppa Italia di Serie C. Quasi nessuno conosceva i nomi dei giocatori che scendevano in campo, ne si aspettava di assistere ad una bella partita, ma 30.000 persone riempirono le gradinate, per dimostrare a tutti che cosa è Firenze. Da quella notte di Agosto cominciava la nostra nuova storia, fatta di C2, di avversari sconosciuti, inizialmente di sconfitte clamorose e infine di un giusto e meritato trionfo. In questa stagione il club riacquista incredibilmente asseto e forza incredibili, le file si ingrossano oltre ogni più rosea aspettativa. Ogni domenica i campi della C2, da Gualdo a S.Marino, sono invasi da migliaia di tifosi viola, vere e proprie dimostrazioni di attaccamento alla squadra, che provocano non pochi problemi agli organizzatori. In molte occasioni le squadre avversarie devono giocare la partita in campo neutro per problemi di capienza e di ordine pubblico. Proprio durante una di queste trasferte in campo neutro, a Lucca contro il Castelnuovo Garfagnana, alla stazione di Firenze, il grosso dei tifosi viola incontra casualmente un treno di laziali diretti a Verona, respirando il sapore delle vecchie rivalità ...Questa stagione coincide anche con il 25° anno dalla fondazione del club, che viene festeggiato con una bellissima coreografia. La curva si tinge con i colori del “Collettivo”, Narciso Parigi dona al “Collettivo” i diritti dell’inno della Fiorentina. Non mancano i momenti difficili, come gli incidenti di Imola e la sconfitta di Grosseto, ma il Collettivo c’è sempre nella buona e nella cattiva sorte e riveste, oggi più che mai, il ruolo di leader assoluto e indiscusso all’interno della curva. Il resto è storia che deve essere ancora scritta...

CURVA FIESOLE e CURVA SUD : AMICIZIA INFINITA!!!

domenica 25 aprile 2010

Gli avvenimenti che portarono allo scioglimento

delle

BRIGATE GIALLOBLU

La partita che segnò l’inizio del periodo più difficile della storia delle Brigate fu quella giocata a Brescia il 21 dicembre 1986. Nella settimana che precedette l’incontro, gli Ultras bresciani dispensarono nella loro città e nelle località lacustri, volantini che invitavano tutti a “spaccare le ossa ai veronesi”. Il clima per questo strano derby si prospettava infuocato. Nella città lombarda arrivarono circa 5000 tifosi gialloblu. Tutti sapevano che l’appuntamento per la partenza in treno era fissata per le 10.30 in stazione. In realtà circa 2000 ragazzi a quell’ora erano già a Brescia. Il tentativo di giungere in città indisturbati riuscì pienamente. Ad attendere le Brigate al loro arrivo a Brescia non c’era nessuno. La stazione venne messa a soqquadro. Persino le cabine telefoniche vennero sradicate e portate a spasso per alcune decine di metri dal corteo devastatore. Lungo la strada che portava allo stadio (circa 8 km) la furia dei “tifosi” armati di martelli e mazze, si abbatté su centinaia di auto e vetrine dei negozi.

Anche il sindaco di Verona, Gabriele Sboarina, la cui auto fu colpita da sassi, fu coinvolto negli incidenti terminati solo nel tardo pomeriggio.Per intere settimane a Verona non si parlò d'altro, anche perché nella trasferta di Torino contro la Juventus accaddero ulteriri incudenti. Nel frattempo la Polizia iniziò un'operazione di infiltraggio e schedatura dei tifosi. Accadde così che il 1° febbraio 1987, durante la notte precedente l'incontro Milan - Verona, che comunque sarà oggetto di gravissimi incidenti, decine di abitazioni vennero perquisite ed altrettanti tifosi vennero portati in questura. Dopo un lungo periodo di indagini, pedinamenti, intercettazioni telefoniche per 12 di essi fu emesso un mandato d'arresto, con l'accusa gravissima di associazione per delinquere. Per la prima volta in Italia un gruppo di tifosi venne considerato fuorilegge.



mercoledì 21 aprile 2010




« Perché quando hai modo di conoscere ed apprezzare chi soffre con te alla domenica e partecipa alle tue gioie e ai tuoi dolori pur non essendo in campo, ti ci affezioni. Almeno io sono fatto così. E per questo motivo, per rispetto nei confronti chi mi ha amato e osannato fino ad invocarmi come sindaco di Verona, non ho accettato di vestire altre maglie di società italiane. Il loro rispetto meritava il mio rispetto... »
(Preben Elkjær Larsen[1])




L'Hellas Verona Football Club, più comunemente chiamato Verona, è una delle società calcistiche italiane più antiche, essendo stata fondata nel 1903 come Hellas nella città omonima.

L'Hellas, da quando esiste il girone unico (1929), è stata l'unica squadra di città non capoluogo di regione e una delle pochissime squadre storicamente fuori dal giro del calcio di vertice (insieme ad esempio al Cagliari e alla Sampdoria) a vincere un campionato di Serie A, nella stagione 1984-1985. Gli anni ottanta furono - tra l'altro - il periodo di maggiori soddisfazioni sportive per il club, che, a parte il citato scudetto, arrivò tre volte alla finale di Coppa Italia (1975-1976, sconfitta dal Napoli, nel 1982-1983, sconfitta dalla Juventus e 1983-1984, sconfitta dalla Roma). Inoltre dal 1983 al 1988 il Verona assommò tre stagioni nelle coppe europee, con una partecipazione alla Coppa dei Campioni e due alla Coppa UEFA.

La squadra ha partecipato a 24 campionati di Serie A, a 49 di Serie B, e nella stagione 2007-2008 ha affrontato per la prima volta il campionato di Serie C1, disputando la peggior stagione della sua storia, rischiando la retrocessione in Serie C2 ma salvandosi ai play-out. Aveva già disputato 2 campionati in terza serie già negli anni quaranta, per poi non cadervi per oltre 60 anni ininterrotti fra serie A e B. È la seconda squadra con più presenze nel campionato cadetto dopo il Brescia, torneo che si è aggiudicato per tre volte (1957, 1982 e 1999).

I colori rappresentano la città e sulla divisa della squadra appare l'emblema di Verona (croce oro su sfondo azzurro). Altri due soprannomi della squadra sono "i mastini" e "gli scaligeri", entrambi con riferimento a Mastino della Scala della Signoria Della Scala, che governò la città durante il tredicesimo e il quattordicesimo secolo. Lo stemma araldico degli Scaligeri è rappresentato sulla tenuta di gioco e sul marchio societario come un'immagine stilizzata di due possenti mastini rivolti in direzioni opposte. In pratica il termine "scaligero" è sinonimo di Veronese, e perciò viene ampiamente usato per descrivere cose e persone in relazione con Verona.